martedì 17 dicembre 2013

È tempo di semplificare, togliere, eventualmente tagliare


Qualche anno fa, in occasione del mio matrimonio, ho sperimentato il concetto di ridurre all’'osso’, all’essenziale: togliere tutto ciò che non è necessario liberando l'espressione delle persone, energie fisiche ed emotive.
Nel pieno della crisi di questi anni, non solo economica ma paradigmatica, quel concetto risuona forte. E due sono le figure che sembrano aver colto le corde dei tempi: Bergoglio e Renzi. Da una parte il papa argentino che, una volta nominato, sceglie di non salire al trono e di stare senza scettro, primus inter pares; dall’altra il sindaco di Firenze, ora leader del PD, che, con il suo linguaggio diretto e forte, sostiene la necessità di voltare pagina, - come da slogan - ‘cambiare verso’. Ecco il 'buongiorno' di Bergoglio e la 'rottamazione' di Renzi.

venerdì 6 dicembre 2013

L’amplificazione del confidenziale


Comprendo le telefonate della Cancellieri, come quelle che contornano le torbide vicende di Berlusconi; capisco gli sfoghi degli atleti sul campo di gioco come quelli dei loro sostenitori: comunicazioni estemporanee, spontanee, immediate che risuonano qualora soggette ad alta esposizione.
E accade sempre più sovente: istanze mediate e amplificate dai pervasivi strumenti di comunicazione.
Una volta catturata, la parola parlata, viene proiettata e scritta, trasportata dal piano privato a quello istituzionale. Facile è lo scandalo, il pubblico rimprovero.
Il cambio di setting del concetto espresso può essere fatale.

giovedì 7 novembre 2013

Per una "cultura della realtà"


Ordinariamente rappresentiamo la vita come se fosse definita e pressoché continuativa, sicuramente stabile e duratura. Appare come un percorso tracciato, eventualmente con solo qualche plausibile variante.
Prevale quindi una idea di 'congelamento' dello scorrere del tempo, di prevedibilità e pianificabilità degli accadimenti, in altre parole una concezione logico-razionale della vita. Impostazione certamente funzionale al perseguimento di fattivi obiettivi a breve termine. Ne sono emblema l’‘usa e getta’ oppure, parlando di carriere, la ‘modella’ e il ‘calciatore’: prestazione immediata, poi basta.
Una vera e propria semplificazione, se non negazione di buona parte dell'offerta della vita.

venerdì 18 ottobre 2013

Terapia ‘ecologica’


Sono circondato da contesti, situazioni, azioni che non generano valore, ovvero la cui produzione si limita allo stretto necessario per giustificare il proprio esistere. Pura difesa dell’‘as is’. ‘Il compito primario’ è perso di vista.
Le conseguenze di questa deriva sono gabbie, circoli viziosi, incomprensioni, blocchi, collusioni, corruzioni, abbandoni, solitudini, anche violenze. Presenti in abbondanza. Conclamate.
Fertile, invece, è il contesto capace di comporre l’esistente, valorizzando e sviluppando risorse ed energie disponibili: combinare singole istanze – persone e/o risorse che siano – fino a dar vita a qualcosa d’altro, nuove entità, anche identità. Grande è il bisogno di alleanza.

martedì 1 ottobre 2013

Meritato declino


Assisto, inerme, all’arrancare, al procedere dispendioso e inefficiente delle ‘cose’. Molteplici energie profuse, spese inutilmente.
Mi rattrista esercitare la mia abilità nel “dire ciò che si deve dire”, nel "tenere a galla ciò che c’è”, spesso con la sola sensazione di prolungare l’agonia; mi rammarico, soprattutto, di non riuscire ad esprimere “ciò che è” quale presupposto per avviare “ciò che si deve fare”. Mi accontento di “buttare qua e là qualcosa” senza troppa speranza di dare un contributo, di essere utile.
Questo è il tempo che ho incontrato lungo la mia strada; queste sono le capacità che posso mettere in campo – evidentemente insufficienti per incidere. Prendo atto di sterilità e inadeguatezza.

giovedì 8 agosto 2013

Chiamati all'adattamento e alla subordinazione

Mi colpisce l’enfasi data alla nascita del Royal Baby, in particolare la pesantezza del nascere Royal: predestinato a rappresentare e simbolizzare pezzi di mondo, sollecitato a dover essere ciò che non necessariamente è. Subordinazione alla condizione; nel privilegio della posizione, pura violenza.
Tale condizione connota ogni essere umano.
Essere un buon professionista in una organizzazione, per esempio, significa possedere, oltre alle competenze del mestiere, la capacità di tuning con il contesto: coglierne le peculiarità, rispettarne le regole, muoversi attentamente senza fare ciò che non è consentito. Mai come in questo caso il concetto di ‘subordinazione’ e di ‘dipendenza’ sono appropriati.

mercoledì 24 luglio 2013

Vivere il 'tempo delle conseguenze'

Superati i quarant’anni, venuta meno la freschezza fisica, quella che faceva sentire forti, tonici, reattivi, anche belli, mi accorgo che gran parte della vita è definita: le principali istanze sono qualificate e instradate.
Concluso il ‘tempo delle scelte’, si è aperto il ‘tempo delle conseguenze’ che prevede il perfezionamento di quanto avviato e, nel migliore dei casi, la raccolta di quanto seminato.
Il tempo per invertire la rotta è scaduto. Quel che è fatto è fatto.
Dal punto di vista temporale stimo di avere buone chance di arrivare ai 60 anni, discrete ai 70 e mi assegno il 50% di possibilità di arrivare agli 80. Inoltre, l'essere in vita non vuol dire necessariamente essere vitali, quindi il tempo dell’attività potrebbe essere significativamente diverso. Naturalmente accadrà quel che accadrà.

mercoledì 10 luglio 2013

L’indifferenza che abilita l’ingiustizia


Recentemente, di fronte ad un inatteso ‘no!’ da parte della pubblica amministrazione, di fronte all’irrigidirsi ed inasprirsi dei requisiti atti a garantire un servizio fino a quel momento goduto, ho reagito.
Mi sono fatto presente alla controparte, ho coinvolto tutti gli attori informati dei fatti, ho raccolto, integrato e elaborato le istanze utili; il tutto con l’attenzione, quasi maniacale, a mettere nella condizione l'altra parte di riconoscere le mie istanze, senza andare allo scontro, senza contrapposizione, anzi accompagnandola alla deliberazione auspicata. In altre parole, ho provato a veicolare la mia rappresentazione della realtà.
L’esito è stato positivo: sono riuscito a far accogliere il mio punto di vista.

mercoledì 19 giugno 2013

Imboccare il bivio con coraggio


La venuta al mondo di mio figlio, l’ultimo di quattro, è stata traumatica. Attraversare la nascita è stato dirompente: in un brevissimo lasso di tempo ho dovuto ‘imboccare molteplici bivi’. Tale vissuto è stato disarmante, assorbente, sfinente.
Ho la netta sensazione che la condizione di quarantenne abbia amplificato tale esperienza. All’entusiasmo è subentrata la pesantezza, all’adrenalina la paura, alla disinvoltura la cognizione di causa, insomma l’incoscienza delle cose è stata spazzata via dalla consapevolezza della realtà, travolgendomi.
Disarmante è stata soprattutto la posizione dell’essere al bivio: normalità-anomalia, sicurezza-pericolo, vita-morte. E stare al bivio, benché condizione costitutiva del reale, è difficile, porta con sé un carico emotivo forte e potente.
Stare al bivio è la condizione che contraddistingue il nostro tempo.

martedì 28 maggio 2013

Tenere la posizione


Ho bisogno di stare con 'chi è come me'.
Ho bisogno di tenere i contatti con chi mi è cresciuto accanto, con chi ha accompagnato le mie giornate. Ho bisogno di mettere i piedi nei luoghi che mi hanno visto nascere e crescere, quelli nei quali ho sperimentato la vita. Ho bisogno di rivedere quei 'posti', respirarne l'aria.
Ma parimenti ho bisogno d'altro. Quel luogo e quelle persone definiscono uno spazio fisico e mentale circoscritto; spazio che valorizza alcune istanze e ne esclude altre; spazio che traccia un confine tra ciò che è 'dentro' e ciò che è 'fuori'.

lunedì 13 maggio 2013

Zingari, accattoni, disabili, clandestini ... presenze scomode che abilitano l'evoluzione



La nascita conferisce una condizione 'partigiana'.
Nasciamo e cresciamo appartenenti ad una identità definita. Ciò è tanto rassicurante quanto limitante. Io ne ho colto più la mancanza che il valore. Per questo ho provato a mettere i piedi 'fuori'.
Osservando i miei trascorsi intravedo il bivio che mi si è posto dinnanzi: accogliere lo statu quo percorrendo la strada dispiegata, senza guardare oltre e senza porre troppe domande, oppure volgere lo sguardo altrove provando a far entrare ciò che c'è 'fuori'.
Ho provato a muovermi in questa seconda direzione: mettere i piedi 'dove non si può' ma sempre con cautela e attenzione, cioè rassicurando e facendo capire che nonostante tutto mai avrei usato ciò che era 'fuori' per contaminare il 'dentro'. Talvolta ci sono riuscito, altre volte meno.

martedì 30 aprile 2013

Il cambiamento rinviato


Condivido l’analisi di Concita De Gregorio: l’esecutivo Letta è un ‘governo della riduzione del danno’. Nulla di più. Ha escluso dalle posizioni rilevanti gli ‘impresentabili’, probabilmente farà alcune cose buone, ma non è costitutivamente attrezzato per affrontare la profonda esigenza di cambiamento.
Avrei preferito che si esplorassero altri territori e che gli attori fossero diversi. Sarebbe stato sicuramente rischioso, ma questo è il tempo di osare.
Delle vicende politiche di queste ultime settimane rimane solo il discorso di Giorgio Napolitano, neppure la sua rielezione a Presidente della Repubblica. Dall’alto della sua legittimazione si è autorizzato a dire come stanno le cose: ha denunciato la situazione di paralisi e le responsabilità della classe politica.
Beppe Severgnini ha elencato le parole utilizzate da Napolitano: “omissioni, guasti, irresponsabilità, lentezze, esitazioni, calcolistrumentali, tatticismi, sperimentalismi, sterilità, autoindulgenza, nulla difatto, corruzione, sordità e dispute banali. Termini che stigmatizzano una stagione politica e con essa un intero periodo storico caratterizzato da una cultura del fare e gestire istituzionale che, a cascata, ha coinvolto, con responsabilità progressiva, tutto e tutti.

mercoledì 17 aprile 2013

Ridefinire la realizzazione, il successo, anche la felicità


Sotto i colpi della crisi la società dei consumi viene fortemente sollecitata: il paradigma del possesso vacilla, la ‘dittatura delsuperfluo’ non regge più. Gli inviti al consumo e alla spesa quale strategia per la crescita e lo sviluppo appaiono inconsistenti e anacronistici.
È in atto un profondo rovesciamento dei fattori in campo: i profeti del risparmio, del riuso, dell’eco compatibilità da ‘vox clamantis in deserto’ si ritrovano in pole position per le posizioni che contano. Ecco Grillo al Quirinale per le consultazioni, Laura Boldrini alla terza carica dello stato, per non parlare di Milena Gabanelli prima scelta del Movimento 5 Stelle per la Presidenza della Repubblica. Spazi nuovi, tutti da abitare e interpretare ex novo. E siamo solo all’inizio.
Tutto cambia, pezzo dopo pezzo, tutto assume altra connotazione. È solo una questione di tempo, ma tutto è destinato a mutare, a cambiar volto e fisionomia.

martedì 2 aprile 2013

Dalla parte di Bergoglio e non del ‘papa’

L’immagine del nuovo papa assieme a quello emerito in preghiera a Castel Gandolfo appare rassicurante e riparatrice, quasi consolatoria: sembra dire che nonostante le ‘atipicità’ di Bergoglio “tutto sarà come prima”.
Spero vivamente non sia così.
Vivo con ambivalenza l’entusiasmo dell’opinione pubblica di fronte al nuovo pontefice. Tutti sembrano applaudirlo, apprezzarlo, anche stimarlo. Sentimenti forti, estremizzati, sintomatici a mio avviso più del bisogno di risposte alle profonde esigenze contingenti che espressione di un sentire comune.
Anche io mi metto dalla parte di papa Francesco che – come afferma Barbara Spinelli – è ‘sceso dal trono’ e – aggiungo io – ha ‘aperto le porte’: in questi decenni ho preso le distanze sia dal paternalismo ‘wojtyłiano’ che dal razionalismo ‘ratzingheriano’ e rimango, per ora, meravigliato dalle parole e dai gesti del nuovo pontefice. Wojtyła, Ratzingher e Bergoglio sono figure palesemente diverse, alternative. Non è possibile apprezzare l’uno, l’altro e l’altro ancora. O si sta da una parte oppure dall’altra.

giovedì 14 marzo 2013

Voglio essere ‘attaccabile’

teatri vuoti e inutili potrebbero affollarsi / se tu ti proponessi di recitare te
Emilia Paranoica, CCCP




Ecco i gesti, semplici, e le parole, essenziali, del nuovo vescovo di Roma, Francesco; apparse a tutti un colpo di spugna alla pesante e asfittica cultura dominante, sicuramente una rottura dei cliché comunicativi. Grande risonanza e grandi speranze, probabilmente eccessive.
Che si parli di Chiesa o di Governo Italiano, oppure di ogni altra istituzione è chiaro che c’è una diffusa urgenza di riforme: non si sa se e come verranno realizzate e s’imporranno oppure se tutto continuerà come fino ad ora.
Siamo abituati, infatti, a tutt’altro. Parole vuote e inutili: consolidate sceneggiature con canovacci predefiniti. Tutti attenti a ‘quel che si deve dire’. La conclusione è l’esplicitazione di concetti che non corrispondono alla realtà: se non falsi, mere meta-comunicazioni, in ogni caso inconcludenti, certamente spersonalizzati. Conversazioni che diventano ‘recite’, lontane da ogni forma di ‘incontro’ e ‘confronto’.

venerdì 1 marzo 2013

Certezze infrante … è tempo di accelerare

Le dimissioni del Papa, l’affermazione politica del Movimento 5 Stelle, … la ‘crepa’ si apre e si propaga.
Come la farfalla che con il suo battito d’ali innesca l’uragano, come il cadere della ghianda apre la fenditura che chiude un’Era, così il nostro tempo appare irrimediabilmente rotto e il suo divenire accelera, conclude forse il suo ciclo.

Le tensioni accumulate hanno raggiunto la massima portata, le pressioni aumentano senza trovare sbocco. Premono, penetrano, irrompono e sfondano: rottura degli schemi espliciti, ma soprattutto di quelli impliciti, profondi. Preludio di tempi nuovi.

Su queste ‘crepe’ la classe dirigente si scopre improvvisamente inadeguata: vecchia e sbiadita, staccata dalla realtà, ancorata ad un mondo che non c’è più, ostinata a riproporre solo ciò che è consolidato; incapace, insomma, di interpretare l’emergente. Fallita l’autorigenerazione, l’auspicata rottamazione fa il suo corso da sé. Preludio di una repentina fine. Discontinuità, chaos.

Nel marasma, tra stordimento e disorientamento, depressione e degenerazione, si apre un bivio: nella rassegnazione e nell’impotenza assumere la posizione dello spettatore oppure provare ad interpretare l’inedito ‘abitando le crepe aperte’.
È il momento di rischiare. Si apre la possibilità dell’azione e della ‘proposizione’. Dopo anni di marginalizzazione, è arrivato il tempo di metterci del proprio, forse anche di divertirsi.
È una condizione che potrebbe riparare la profonda ingiustizia generazionale che si è venuta a creare. La generazione dei ventenni e dei trentenni, dimenticatae abbandonata, quella sulla quale i padri non hanno esitato a scaricare le loro colpe, può cominciare a trovare condizioni utili per esprimere energie, fino ad ora rimaste represse, pressate e schiacciate.
Forse è venuto il tempo del ricambio. Auspico una accelerazione.

Foto: Crepa