mercoledì 28 ottobre 2009

I toni che connotano la attuale situazione ...

... politica sono particolarmente esasperati. Giuseppe De Rita parla di antagonismo dilagante che - devo ammettere - non mi vede totalmente estraneo.
Antagonismo rinvia a contrasto, conflitto, rivalità. Prevede sempre l'azione contrastante di due forze, o di due persone in contesa tra loro. L'autore ritiene questo atteggiamento emotivamente spiacevole, infecondo ed inutile.
Ha ragione l'autore quando afferma che la vita è l'arte di mettere insieme, è correlazione, 'chiasma', ... ma - aggiungo io - vivere implica l'assunzione di ruoli e funzioni, di posizioni (l'essere genitore, un ruolo professionale, ...) che comportano l'essere di parte, la 'partigianeria', ricomprendendo, quindi, distinguo, separazione, identificazione, ....
L'autore contrappone all'emergente e travolgente antagonismo un difficile 'saper stare e saper attendere' (la capacità negativa di Keats) e cioè l'esigenza di capire le correlazioni fra gli opposti e lavorarci in termini trasversali, di interpretazione, di connessione e di mediazione. Anche trattenendosi, stando in silenzio.
E' difficile, molto difficile.

martedì 13 ottobre 2009

Ricordo chiaramente la tensione ...

... che da giovane contornava ogni incontro con i Testimoni di Geova: parlare con loro, visionare le loro pubblicazioni erano vissuti come un pericolo, un varcare soglie rischiose. Di seguito sui campanelli delle abitazioni sono apparsi adesivi volti a prevenirne l'incontro. Perché questo senso di paura e pericolo?
Ricordo, poi, la mia ribellione di fronte all'ennesimo discorso - formalmente autorevole - nel quale mi si veniva a dire 'come dovevo essere', 'come dovevo pensare', .... Perché forzare la posizione individuale piuttosto che aprirne gli orizzonti?
Il tema è il possesso della Verità: la distinzione tra chi ritiene di possederla (ed è perciò nel giusto) e tutti gli altri (i quali, affermando verità diverse, vengono considerati come ‘negatori della Verità’ e in quanto tali non possono essere tollerati). Ogni appropriazione della Verità – non fa differenza se morale, scientifica o religiosa – comporta per ciò stesso una esclusione.
La via indicata da Mourice Bellet è quella della disappropriazione della Verità: bisogna entrare nella Verità rinunciando a possederla. Bisogna rinunciare alla pretesa che la nostra espressione personale della verità coincida con la verità stessa e possa pertanto essere manipolata a piacimento in un ambito logico-discorsivo.
L'autore sostiene che questa scelta audace e radicale apre le porte al dialogo, dove chiunque può parlare ed essere ascoltato. Perché il dialogo di umanità non è lo scambio di opinioni sul piano teoretico, ma il luogo in cui ognuno può esprimere se stesso così com’è.