sabato 31 luglio 2010

Quando si rompe il ritmo delle cose ...

..., esse, nella loro semplicità, risplendono come oro nel mondo.
Aldo Moro nel corso della sua prigionia scrive alla moglie - deceduta recentemente. La condizione di prigioniero e la minaccia di morte risulta liberante, fanno uscire allo scoperto ciò che conta: l'amore ricevuto e donato. Esprime, infatti, riconoscenza e affetto per tutti coloro che lo hanno amato fino ad allora, al di là di ogni merito, che al più avrebbe consistito nella capacità di riamare.
E' il riconoscimento dell'essenziale, delle cose semplici, ripetitive e quotidiane: l'esserci in salute, la presenza delle persone care, l'esperienza vissuta, l'attività quotidianamente svolta ... anche la camicia da ritirare in lavanderia.
Solo una rottura riesce a svelare tale valore. Rottura di un ritmo ben scandito, funzionale al fluire delle cose ma non a viverle, rassicurante nel dare riferimenti ma incapace di rendere felici.

venerdì 16 luglio 2010

Il 'contagio' è un fenomeno potente ...

..., più potente di quanto si pensi: non si limita alla malattia infettiva ma abbraccia il comportamento, anche il modo di fare e di pensare. Siamo indotti, cioè, a compiere gli atti di coloro che ci circondano, ad allinearci alle prassi prevalenti. Questa diventa la normalità.
Jonny Costantino, riferendosi all'esperienza del Terzo Reich, parla di 'mediocrità' come causa della accettazione del compiere crimini in nome e per conto del Führer; la figura di Eichmann è esemplare nell'esprimere l'incapacità di pensare. Riprendendo le parole di Hannah Arendt: ‘… egli non fu né il primo né l’ultimo ad essere rovinato dalla modestia’.
Goffredo Fofi, pensando all'Italia del 2010, riprende il concetto di 'stupidità' di Dietrich Bonhoeffer; una stupidità, afferma l'autore, che ci coinvolge tutti, catturati dal binomio diventato indissolubile, che ci ha drogati e pervertiti: il consumo e il consenso.
In siffatte fasi della storia rischia di non trovare spazio l'umanità, la coerenza, l'eticità, il pudore, .... Si manifesta il rischio, quindi, di lasciarci spingere al disprezzo per gli uomini, ma facendo ciò - afferma Fofi - cadremmo esattamente nello stesso errore dei nostri avversari. Che fare, allora?
Possiamo interrogarci su 'che cosa sta accadendo', anche riconoscere la propria parte di 'stupidità'/'complicità'; possiamo assumere una posizione di speranzosa attesa con la convinzione che il male si rivela - e spesso in un arco di tempo inaspettatamente breve - stupido e incapace di raggiungere i suoi obiettivi; possiamo ascoltare la sofferenza degli uomini e delle donne e meno i dichiarati, anche le azioni; possiamo, ancora, alimentare i 'fili' del dialogo, dell'incontro, della comunicazione diretta, essendo quella mediatica e istituzionale fortemente corrotta.