martedì 28 settembre 2010

Molti vanno al mare ma pochi nuotano ...

, molti fanno i turisti ma pochi visitano, molti riempiono o rincorrono la vita ma pochi vivono.
La metafora del 'nuotare in mare' di Paola Mastrocola è efficace per evidenziare una posizione dello 'stare in vita': nuotare e basta, non arrivare da nessuna parte e non dimostrare niente a nessuno, quindi non andar veloci e men che mai gareggiare.
Questa posizione è un inno al vivere. Vivere nell'accezione di sentire sulla pelle 'cose e persone', soprattutto se stessi e coloro che, per scelta o per 'eventi', ci stanno accanto: un mistero irriducibile. E' la contrapposizione ad ogni assolutismo e ad ogni determinismo: alla presunzione di saper 'cosa si è' e 'dove si deve andare', alla vita spesa a 'marcar tappe' come in un videogioco, al 'produrre' e all''affermazione' come indicatori della propria realizzazione.
Modi di 'stare al mondo', questi ultimi, che presentano il vantaggio di essere pronti a disposizione, ad alta riconoscibilità, ma non privi di rischi e costi: soprattutto quello di ritrovarsi a mani vuote, constatare cioè di aver trascorso la propria vita 'fuori' e non 'dentro', di non aver dato, quindi, il proprio contributo. Conto da pagare salatissimo.
E difficile scegliere e reggere la posizione del lento scorrere dell’acqua su di sé, del portare i pensieri a respirare tra le onde. Ognuno, in quanto artefice di ciò che è, si può attrezzare creando buone condizioni: fisiche (luoghi, spazi, situazioni, ...) e, soprattutto, psichiche (ritmi, confronti, ... e, soprattutto, compagni di viaggio).

sabato 11 settembre 2010

Siamo responsabili di ciò che facciamo ...

, ma anche di ciò che lasciamo accadere intorno a noi. Anche l'omissione comporta responsabilità. Ma fino a che punto? Fino a che punto esporsi, 'pubblicare', cioè - come dice la stessa parola - compiere un gesto pubblico?
Vito Mancuso afferma che esprimere pubblicamente il proprio pensiero è un privilegio abbastanza raro. Non tutti se lo possono permettere: primum vivere deinde philosophari. Questa antica massima di saggezza vale per tutti, nessuno è chiamato a fare l'eroe. Questo limite, però, deve essere coniugato con l'obbligo morale a provare a dare, per quel che si può, il proprio contributo al mondo, a rendere migliori noi stessi e ciò che ci circonda. Per quanto riguarda la modalità, concordo con Mancuso, ognuno sceglie le battaglie ideali come meglio crede.
Gli estremi possibili vanno dal 'donchisciottismo' alla 'deresponsabilizzazione'. In mezzo a questi poli ognuno sceglie dove stare, con la misura che riesce ad attuare. L'efficacia non sta nel 'dove ci si pone', ma nella giusta misura rispetto a se stessi e agli altri. E' difficile, è uno stare su un crinale.
Fatico ad accogliere chi si pone agli estremi senza misura, che non significa necessariamente stare al centro: chi, per partito preso, assume la posizione di una parte e chi si adagia, come afferma Michele Serra, sul rituale conformista, rassicurante solo per chi ha la necessità di sentirsi sempre d'accordo con chi è sempre d'accordo con lui.