
Spero vivamente non sia così.
Vivo con ambivalenza l’entusiasmo dell’opinione pubblica di fronte al nuovo pontefice. Tutti sembrano applaudirlo, apprezzarlo, anche stimarlo. Sentimenti forti, estremizzati, sintomatici a mio avviso più del bisogno di risposte alle profonde esigenze contingenti che espressione di un sentire comune.
Vivo con ambivalenza l’entusiasmo dell’opinione pubblica di fronte al nuovo pontefice. Tutti sembrano applaudirlo, apprezzarlo, anche stimarlo. Sentimenti forti, estremizzati, sintomatici a mio avviso più del bisogno di risposte alle profonde esigenze contingenti che espressione di un sentire comune.
Anche io mi metto dalla parte di
papa Francesco che – come afferma Barbara Spinelli – è ‘sceso dal trono’ e – aggiungo io – ha ‘aperto le porte’: in questi decenni ho
preso le distanze sia dal paternalismo ‘wojtyłiano’ che dal razionalismo ‘ratzingheriano’
e rimango, per ora, meravigliato dalle parole e dai gesti del nuovo pontefice. Wojtyła,
Ratzingher e Bergoglio sono figure palesemente diverse, alternative. Non è
possibile apprezzare l’uno, l’altro e l’altro ancora. O si sta da una parte
oppure dall’altra.
Ho bisogno, quindi, di ‘ripulire la
scena’, evidenziando l’esistenza di alcune categorie di persone: da una parte
coloro a cui va bene tutto e tutti, indistintamente, purché sia ‘papa’, dall’altra
coloro che, di fronte a questo stile di esercitare il ministero pietrino,
rischiano di essere ‘messi fuori gioco’ o per il venir meno dello ‘sponsor’ oppure
del ‘nemico’. I primi parlano disinvoltamente mentre i secondi tacciono; dei
primi ne commisero la superficialità, dei secondi, benché comprenda il
disorientamento, deploro il non esporsi.
In particolare il trasporto nei
confronti di Francesco da parte di coloro che hanno apprezzato senza riserve Giovanni
Paolo II e Benedetto XVI risulta surreale. Sarà l’effetto della novità: nuovismo; sarà
il saltare sul carro del vincitore: opportunismo; sarà, soprattutto, la
mitizzazione dell’istituzione cattolica: idealizzazione.
Provo un certo fastidio di fronte
ad ogni adesione acritica. Senza nulla togliere allo ‘spirito santo’ e senza discutere
l’azione della ‘grazia’, siamo di fronte – parafrasando una famosa affermazione
di Romano Prodi – a ‘cattolici non adulti’ che considerano sempre e comunque l’istituzione
Chiesa un valore e chi viene chiamato a guidarla ‘buono e giusto’. Approccio
questo che sfocia nel giustificazionismo: rinviare acriticamente ad un senso
trascendente ogni atteggiamento, ogni azione, ogni comportamento e ogni evento,
positivo o negativo che sia.
Ti segnalo questa riflessione su VivoNuovo che mi sembra accordarsi alle tematiche che hai affrontato.
RispondiEliminahttp://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1239
Le parole sono parole e i fatti sono fatti.
RispondiEliminaA parole per qualsiasi papa é facilissimo essere "innovativi", "dalla parte dei poveri", perfino "rivoluzionari" (tanto più se si considera la sconfinata piaggeria dei giornalisti verso tutti i potenti, delle più disparate specie).
Bergoglio si é collegato con Torino per riverire quella ridicola bufala maldestra di lenzuiolo maldipinto del XIV° secolo. E questo é un fatto. Poco o punto "innovativo" (e anche poco intelligente, secondo il mio modestissimo avviso).
L' IMU sugli edifici ecclesiastici é sempre non pagata e finora papa Francesco non l' ha ancora restituita agli Italiani. E questo é un' altro (non-) fatto. Poco o punto "francescano" (per non dire altro)...