mercoledì 19 giugno 2013

Imboccare il bivio con coraggio


La venuta al mondo di mio figlio, l’ultimo di quattro, è stata traumatica. Attraversare la nascita è stato dirompente: in un brevissimo lasso di tempo ho dovuto ‘imboccare molteplici bivi’. Tale vissuto è stato disarmante, assorbente, sfinente.
Ho la netta sensazione che la condizione di quarantenne abbia amplificato tale esperienza. All’entusiasmo è subentrata la pesantezza, all’adrenalina la paura, alla disinvoltura la cognizione di causa, insomma l’incoscienza delle cose è stata spazzata via dalla consapevolezza della realtà, travolgendomi.
Disarmante è stata soprattutto la posizione dell’essere al bivio: normalità-anomalia, sicurezza-pericolo, vita-morte. E stare al bivio, benché condizione costitutiva del reale, è difficile, porta con sé un carico emotivo forte e potente.
Stare al bivio è la condizione che contraddistingue il nostro tempo.
La fragilità, la debolezza, la parzialità prorompono nella realtà sollecitando e rompendo la presunta stabilità e la fittizia continuità fatte di idee, presupposti e convinzioni. Il ‘bivio’ smobilita l’accomodamento, svela il limite. Stare al bivio, insomma, porta con sé il riconoscimento e l’accettazione della condizione di rischio.
L’illusione dell’eliminazione del rischio è compromessa. Le strategie orientate alla prevenzione (analisi e gestione del rischio) ovvero alla riduzione del danno (sottoscrizione di premi assicurativi) risultano inadeguate, assumono la valenza di mero palliativo di fronte all’irrompere della realtà: comunque utili nei confronti di specifiche istanze, ma non più sufficienti a rispondere ai bisogni del vivere.
Non si può prescindere dalla condizione di rischio, abitarla diventa necessario, ineliminabile, improrogabile.
Di fronte allo 'sbattere in faccia' di questa situazione, non resta che mettere in campo tutto il coraggio possibile, tutta la ‘forza d’animo che fa che l’uomo non si sbigottisca nel pericolo, o affronti consideratamente rischi’, ovvero – utilizzando le parole del poeta inglese John Keats – tutta la capacità del saper ‘stare nelle incertezze, nei misteri, neidubbi, senza essere impaziente di pervenire a fatti e a ragioni’.
Solo intraprendendo questo percorso si può coltivare la speranza di futuro.

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