lunedì 1 agosto 2016

Complici di un sistema carnefice


L'"israelizzazione" del mondo occidentale si allarga a macchia d'olio.
Attentati indiscriminati nei quali ogni persona, casualmente, potrebbe essere coinvolta: spari sulla folla, esplosioni nei locali, automezzi lanciati fra la gente, .....
L'occidente è diventato un bersaglio.
Sul suolo italiano non è accaduto ancora nulla, ma sembra solo una questione di tempo. Dovremmo abituarci; farcene una ragione.
Attenzione però a pensare di essere vittime innocenti. L'essere occidentali conferisce una colpa, storica che persiste tuttora: beneficiari di una rendita a discapito d'altri. La foto attesta lo stato delle cose: da una parte noi, dall'altra gli altri; storicamente abbiamo acquisito una posizione dominante e la stiamo facendo valere. Poco o nulla stiamo facendo per alleggerire le differenze, anzi l'impegno è tutto teso a difendere i privilegi.
Questo avviene in modo strutturale, apparentemente prescindendo dalle scelte individuali in quanto ogni cosa è preordinata in tale direzione; anzi, l'essere strutturale funge da meccanismo di deresponsabilizzazione rispetto allo stato delle cose e con esso colludiamo; anche le attività dichiaratamente volte a bilanciare la situazione, quelle della cosiddetta cooperazione internazionale rischiano di fungere da mero "fumo negli occhi" per farci sentire a posto, anzi spesso "pace e solidarietà" sono concetti che celano vere e proprie industrie e mestieri. Ipocrisia nell'ipocrisia.
Non siamo quindi vittime, bensì complici di un sistema carnefice.
Ecco che in una fase storica di profonda discontinuità, nelle incrinature dei suoi schemi, fanno breccia le reazioni di ribellione e protesta e strenui atti di difesa. Forze e tensioni che assumono vari nominativi: da Daesh a Trump, da Brexit a Hofer.
L'evoluzione è irreversibile, non la sua direzione.
Forte è il rischio che prevalga la chiusura alla apertura, il respingere all'accogliere, il difendere al distribuire, insomma la guerra alla elaborazione del conflitto.
Rinnovati scenari di integrazione saranno possibili solo se ci sarà il coraggio di assumersi la responsabilità di quel che è e di ciò che avviene.
Ammetto, ho poca fiducia che ciò accada.

Nessun commento:

Posta un commento