lunedì 20 aprile 2009

Mi commuovono i vecchi ...

... muove qualcosa dentro (Giovanni Lindo Ferretti).
E' ciò che ho provato incontrando Sisto, una persona che, benché nella lucidità, presenta deperite le principali funzioni vitali (mobilità, vista, udito, ...).
Mi scuote la condizione del venir meno: assistere alla decadenza biologica, ma anche immaginare la progressiva scomparsa dei 'compagni di viaggio' (il vecchio è colui che ha molti morti dietro di sé). Un lento e inesorabile scivolare verso quel confine inconosciuto che chiude alla vita e apre alla morte.
Questa condizione rappresenta un potente contatto con la profonda realtà della nostra vita destinata in modo più o meno evidente al suo consumo, sicuramente a concludersi. Se è vero che ogni progetto ha in sé anche la sua morte, anche la vita presenta in sé i presupposti della fine.
Simone De Beauvoir, in un libro vecchio quanto il sottoscritto, affronta questo tema partendo da due ipotesi: la legge della vita è il cambiamento di cui l'invecchiamento è una espressione; la vecchiaia è un fenomeno biologico che ha conseguenze psicologiche.

martedì 7 aprile 2009

Con la 'crisi' siamo tutti un po' più 'fragili' ...

... La crisi in taluni casi è devastante, anche uccide. Le persone che già vivono ai margini - come evidenzia Maurizio Patriciello - sono quelle più colpite, come in una sorta di animalesca selezione naturale. Selezione di fatto accettata, ma ingiusta e violenta.
La crisi, inoltre, destruttura, sconvolge gli assetti economici, sociali e culturali mettendoli in crisi. Vacillano quei modelli, considerati incrollabili e indubitabili, sui quali abbiamo fatto riferimento fino a poco fa. Ezio Mauro denuncia l'impotenza e l'incapacità delle funzioni deputate a trattare questi fenomeni, in primis l'istituto democratico così come è e chi li rappresenta. Anche lui evidenzia il costo di tutto ciò, esprimendo la seguente domanda: quanta violenza c'è in questa crisi che brucia lavoro, valore, progetti di vita incompiuti, destini?
Ma questa situazione può essere cosa buona e giusta.
E' bene che vengano meno certe idee illusorie di sicurezza e tranquillità; è giusto che ci si avvi ad acquisire stili di vita più sostenibili. Come dire: ben venga un po' di 'nudità' se questa ci rende un po' più veri ed essenziali; benché il passaggio non sia scontato.
Rimane, comunque, profondamente ingiusto il rimanere a guardare tali processi con la prevalente attenzione di difendere la posizione di rendita, di privilegio, di fatto di disuguaglianza, che ancora - chissà per quanto - (ci) protegge.