lunedì 10 dicembre 2007

La verità è un auspicio ...

... e un problema.
Vi propongo un testo dello sgarbato ma lucido Umberto Galimberti che si sofferma sulla condizione di chi sostiene di possedere la verità.
In un mondo sempre più articolato, che mette sempre più i suoi attori a stretto contatto con la diversità, la tolleranza diventa necessaria. Tolleranza - sostiene l'autore - implica ipotizzare che le tesi dell’altro possano essere altrettanto vere delle proprie, significa ammettere che la posizione dell’altro disponga di un gradiente di verità almeno pari alla propria.
Ma come mettere in atto la tolleranza quando c'è di mezzo la verità?

martedì 20 novembre 2007

Due brevi letture ...

... due testi di canzoni.
Giorgio Gaber e Giovanni Lindo Ferretti affrontano il tema del 'reale', di 'ciò che accade' e di 'come starci dentro'.
Emerge un profondo riconoscimento di ciò che è in realtà la vita nello spazio contenuto fra la culla e il cimitero. Il tutto in contrapposizione tra ciò che si vuole che sia e ciò che si vuol far credere che sia.
Il primo arriva ad affermare che tutto quel che accade fa parte della vita e nonostante tutto non è mai finita; il secondo riconosce, tra la vita e la morte, la presenza di uno spazio essenziale fatto di ciò che ci circonda, le persone e i fenomeni - assolutamente tutti - presenti attorno a noi.

mercoledì 7 novembre 2007

Marco Revelli parla di tutti ...

... quelli che non stanno al loro posto, non solo - anche perché in questa definizione potrei rientrarci anch'io -, di tutti quelli che non stanno al loro posto perche un posto per loro non c'è.
L'aumento significativo del numero di queste persone attorno e vicino a noi, sembra stia attivando una pedagogia del disumano che porta con sé la cancellazione dell'ethos umanitario, l'accreditamento del fastidio verso l'Altro, la certificazione ufficiale della sua trasformazione simbolica in minaccia.

Letture:
Marco revelli (Le vite di scarto)

lunedì 15 ottobre 2007

David Grossman nel suo discorso ...

... tenuto a Berlino per inaugurare il festival della letteratura, dopo aver ripercorso alcuni punti salienti della sua vita e del suo essere scrittore, si sofferma su una domanda che parte dalla vicenda della Shoah ma che si contestualizza nella attualità.
La domanda è "come una persona normale può entrare a far parte di un meccanismo di distruzione di massa?". E attualizzata: "in questo momento sto forse collaborando - coscientemente o inconsapevolmente, attivamente o passivamente - a un processo il cui scopo è danneggiare un altro uomo o un gruppo di persone?".
Probabilmente sì. La maggior parte di noi sembra indifferente alla sofferenza di popoli interi, vicini e lontani, o a quella di centinaia di milioni di esseri umani poveri, affamati, ammalati, sia nelle nostre nazioni che in altre parti del mondo.
David Grossman aggiunge:"noi non vogliamo assumerci nessuna responsabilità personale per le cose terribili che avvengono a poca distanza da noi. Né mediante azioni dirette né limitandoci a esprimere solidarietà. Ci fa comodo - quando si parla di responsabilità personale - far parte di una massa indistinta, priva di volto, di identità, e all´apparenza libera da oneri e colpe. E probabilmente è questa la grande domanda che l´uomo moderno deve porsi: in quale situazione, in quale momento, io divento «massa»?"
Conclude, rispondendo a questa domanda, con le seguenti parole: "ho l´impressione che ci trasformiamo in «massa» nel momento in cui rinunciamo a pensare, a elaborare le cose secondo un nostro lessico, e accettiamo automaticamente e senza critiche espressioni terminologiche e un linguaggio dettatoci da altri".

venerdì 7 settembre 2007

Un salto nelle profondità della vita ...

... attraverso le risposte, lucide e libere, di un mancato suicida (Gianluca Pessotto).
E' un racconto della riscoperta del valore della vita come dono unico (pensi che tutto quello che hai è guadagnato, ogni gesto, ogni respiro in più ... benedici ogni giorno in più che respiri e sei felice).
E di fronte alla domanda "La vita, dopo, come funziona?" risponde: "Con l'amore degli altri, con le tonnellate d'amore che ti rovesciano addosso".
Anche il dramma della depressione ne viene tratteggiato (un buio tremendo, senza speranza). Per arrivare a dire che il vero nemico è la solitudine, è come quando percorri i trenta metri verso il dischetto del rigore, solo che se sbagli il tiro muori.
Rimane non trattato il tema del tradimento, del gesto di abbandono nei confronti di moglie e figli.

giovedì 16 agosto 2007

Marco Revelli è un osservatore attento ...

... di ciò che avviene al 'margine'. Il 'margine' come sintomatico del 'macro'; il rapporto con gli zingari, in particolare, suo sensibilissimo indicatore. Per me, che scrivo, è ancor più forte tale sollecitazione perché l'esperienza di affiancamento agli zingari è parte della mia storia.
Il punto di partenza è la morte, in un rogo di una baracca a Livorno sotto un cavalcavia, di 4 bimbi rom [Morti perché per loro non c'è spazio]. Marco Revelli, a partire da tale evento evidenzia, a partire dall'analisi delle pubbliche reazioni, l'emergente antropologia del disprezzo e il rischio di una disumanizzazione di massa nel mancato incontro con l'altro. Parla di veri e propri veleni in agguato.
Per chi volesse approfondire il tema, accennato nel primo articolo, della 'nuda vita', allego un saggio del 2005 dello stesso Revelli [Le discariche dell'umano]. L'autore descrive in modo molto efficace tale stato: La ‘vita nuda’ è una massa immobile di carne, informe senza volto, totalmente ‘affidata’ agli altri, estranei, nei luoghi degli altri, ‘esposta’. È la vita che non può vivere una ‘vita propria’. La vita che non ‘si appartiene’, perché negata nei suoi fondamenti identificanti, privata della stessa continuità temporale (nulla ‘prima’ e nulla ‘dopo’, né madre né figli…).

giovedì 26 luglio 2007

A partire da due semplici eventi ...

... il diverso trattamento di due suicidi e la presenza di sacerdoti negli organigrammi militari, viene alla luce una questione importante quale è, nella Chiesa Cattolica il rapporto tra organizzazione religiosa e organizzazione di potere.
I segnali dell'oggi fanno intuire il prevalere della seconda sulla prima. E' l'affermarsi della confusione fra fede e cultura, dove la seconda annebbia fino a travolgere la prima.
Se Eugenio Scalfari in modo diretto denuncia tale perversione, Leopizzi e Sacco ricordano l'essenza del messaggio evangelico.

martedì 26 giugno 2007

Accosto due brevi testi ...

... Il primo è una breve riflessione di Umberto Galimberti sulla 'ricerca' quale metodo e atteggiamento di stare 'di fronte alle cose', considerandole essenzialmente mistero, contrapposto al metodo 'catechetico' che presuppone la presenza incombente della verità. Lo spunto, poi, è molto famigliare: anche io ho 'patito' l'essere cresciuto dentro un contesto più orientato a riversare in me una verità piuttosto che propenso ad accompagnarsi a me per sostenermi nel percorso di scoperta.
Lorenzo Milani, eccoci al secondo contributo di Francesco Erbani, ne è un esempio concreto di tale approccio. Tra l'altro qualche giorno fa si è celebrato il 40° della morte e della pubblicazione di Lettera ad una professoressa. Libro, quest'ultimo, che "non deve esser letto come un ricettario, ma come un atteggiamento etico". Lorenzo Milani aggiunge: "Spesso gli amici (...) insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi (...). Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola".

venerdì 15 giugno 2007

Non capita spesso che uno ...

... scritto religioso risulti illuminante per cogliere la realtà, e non solo quella della chiesa. Attraverso la metafora della 'foresta dopo la tempesta' riesce a proporre una idea che regge il difficile equilibrio tra la presunzione risolutrice della razionalità e la sua totale negazione.
L'autore, Andre Fission s.j., sintetizza in modo molto efficace l'atteggiamento auspicabile di fronte alle diverse situazioni: "Trattasi di un’alchimia sottile tra le azioni da condurre e la necessità di “ritirarsi” per lasciar accadere ciò che sta nascendo".

martedì 29 maggio 2007

A partire da due questioni ...

... della attualità (politica e scuola) vi propongo due riflessioni, una di Ezio Mauro e una di Michele Serra.
Il primo dà parole alla impotenza della politica di oggi evidenziando la drammaticità del vuoto di ogni proposta di cambiamento nel costume e nel metodo politico e il rischio del collasso con tutto quello che può portare con sé.
Il secondo, prendendo spunto dall'emergenza scuola, evidenzia gli effetti deleteri dell'antiautoritasmo che sembra aver causato una de-regulation civile diffusa. Aggiunge che "se tutto diventa un'emergenza, allora vuol dire che niente lo è: meglio, dunque, caricare la soma della responsabilità quotidiana su chi quotidianamente deve esercitarla: nella scuola, i presidi, gli insegnanti, i bidelli". Questo vale per la scuola come per ogni ambito della vita che ci vede presenti e partecipi.

giovedì 3 maggio 2007

Propongo un 'bel' dialogo ...

... sulla 'vita di oggi' di Eugenio Scalfari e Umberto Galimberti.
Il nostro mondo, da una parte sta inesorabilmente perdendo i tradizionali riferimenti, dall'altra si sta affidando - illuso - al mito del razional-perfetto impersonato dalla 'tecnica'. Ma se perdiamo, benché obsoleto, ciò che abbiamo e se investiamo sul nulla, dove finiremo?
[...] scrive Scalfari: “Si può, sia pure con qualche fatica, oggettivare l’io. Ma il “sé”, cioè l’essenza, la cosa in sé del mio essere, non è pensabile. La mia incostanza impulsiva, le mie crisi neuronali, i miei sentimenti nascenti nel fondo dell’inconscio, non sono pensabili se non nel momento in cui emergono ed entrano nella sfera della coscienza".
[...] risponde Galimberti: "Se la psicoanalisi facesse tesoro di queste considerazioni avrebbe una buona occasione per riattivare il proprio pensiero, abbandonare la propria pretesa di trasformare o cambiare la condizione di quanti a lei si rivolgono, e indirizzare la conoscenza di sé là dove Nietzsche la indica: “Diventa ciò che sei” "[...]

mercoledì 18 aprile 2007

Wendy Mogel parlando di educazione ...

... e di bambini (ma il discorso può ampliarsi ad ogni relazione con l'Altro) evidenzia la "trappola" che la attuale cultura fortemente competitiva ci tende: "diventare dei vincitori trascurando il dono più sacro, ovvero la santità e la potenza del momento presente e l’individualità di ognuno".
Momento presente e individualità che rimandano e alla necessità di accettare la normalità come le turbolenze, e alla esigenza di abbandonare l'illusione di "aggiustare" gli altri preoccupandoci di più, magari insieme, di ciò che ci accade intorno, e, ancora, alla opportunità di dare fiducia all'Altro anche quando non comprendiamo, talvolta non condividiamo, scelte e azioni.

mercoledì 11 aprile 2007

Nel suo ultimo film ...

... Ermanno Olmi, Centochiodi, fa dire al protagonista:

"Tutti i libri di questo mondo non valgono un caffé preso con un amico".
Ancora, rivolto ad un uomo di chiesa: "Lei ha amato i libri più degli uomini e i libri possono servire qualsiasi padrone".
Nella ricerca dell'essenziale, Olmi percorre, a suo modo, la figura di Cristo. Un essenziale che ha a che fare più con la semplicità che con la complessità, con la vita vissuta che con l'elaborazione razionale.

sabato 31 marzo 2007

Il filosofo e uomo politico ...

... Mario Tronti propone una riflessione sull'oggi coniugandola con il tema della spiritualità. La presenta come l’ultima e definitiva frontiera della resistenza nei confronti dell’aggressione proveniente dal mondo esterno.
La spiritualità - continua l'autore - è un linguaggio della crisi. Noi viviamo nella società della fretta, del movimento accelerato, della corsa quotidiana, dell’arrivare in tempo, dell’orologio e ascesi, vigilanza, pazienza, ascolto, meditazione, preghiera, silenzio, solitudine sono tutte parole oggi alternative a tutto quello che ci circonda.