mercoledì 24 luglio 2013

Vivere il 'tempo delle conseguenze'

Superati i quarant’anni, venuta meno la freschezza fisica, quella che faceva sentire forti, tonici, reattivi, anche belli, mi accorgo che gran parte della vita è definita: le principali istanze sono qualificate e instradate.
Concluso il ‘tempo delle scelte’, si è aperto il ‘tempo delle conseguenze’ che prevede il perfezionamento di quanto avviato e, nel migliore dei casi, la raccolta di quanto seminato.
Il tempo per invertire la rotta è scaduto. Quel che è fatto è fatto.
Dal punto di vista temporale stimo di avere buone chance di arrivare ai 60 anni, discrete ai 70 e mi assegno il 50% di possibilità di arrivare agli 80. Inoltre, l'essere in vita non vuol dire necessariamente essere vitali, quindi il tempo dell’attività potrebbe essere significativamente diverso. Naturalmente accadrà quel che accadrà.
Posso dunque contare in qualche decina d’anni. Certamente il count down si fa sempre più pressante: accelera e il termine si avvicina.
Dentro questa condizione e questa consapevolezza prendo le mie decisioni, focalizzo le mie energie, organizzo il mio tempo. Gli obiettivi appaiono chiari: alimentare l’alleanza di coppia, garantire il fabbisogno economico familiare, condurre ad autonomia i figli e, se possibile, apportare valore negli ambiti che mi vedono coinvolto.
Farò ciò che sarò capace, sulla base di quanto costruito e sulle opportunità che si apriranno.
L'efficacia e l'incisività realizzativa dipenderanno soprattutto dai binari sui quali sono ‘messi i piedi’: forieri di buoni sbocchi qualora solidi e di lungo corso, senza uscita se dismessi oppure periferici.
La serenità e la felicità, invece, avranno a che fare con la capacità di accogliere e vivere l’esistente: abitare nella semplicità ciò che c’è per quel che è, né più né meno, senza impostazioni preconfezionate e senza slanci idealistici.

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