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l’analisi di Concita De Gregorio: l’esecutivo Letta è un ‘governo della riduzione del danno’. Nulla di più. Ha escluso dalle posizioni rilevanti gli ‘impresentabili’, probabilmente farà alcune cose buone, ma non è costitutivamente attrezzato per affrontare la profonda
esigenza di cambiamento.
Avrei preferito che si esplorassero altri territori e che gli attori fossero diversi. Sarebbe stato sicuramente rischioso, ma questo è il tempo di osare.
Delle
vicende politiche di queste ultime settimane rimane solo il discorso di Giorgio Napolitano, neppure la sua rielezione a Presidente della Repubblica. Dall’alto
della sua legittimazione si è autorizzato a dire come stanno le cose: ha
denunciato la situazione di paralisi e le responsabilità della classe politica.
Beppe Severgnini
ha elencato le parole utilizzate da Napolitano: “omissioni, guasti, irresponsabilità, lentezze, esitazioni, calcolistrumentali, tatticismi, sperimentalismi, sterilità, autoindulgenza, nulla difatto, corruzione, sordità e dispute banali”. Termini che
stigmatizzano una stagione politica e con essa un intero periodo storico caratterizzato da
una cultura del fare e gestire istituzionale che, a cascata, ha coinvolto,
con responsabilità progressiva, tutto e tutti.