lunedì 17 febbraio 2025

Valutare ... la vita

C'è sempre una valutazione propria e altrui di quel che si è e si fa. È inevitabile. 
Diventa evidente quando si incrociano, dopo diverso tempo, persone un tempo vicine; emergono le differenze dei percorsi, anche dei risultati. Ma quali risultati?
La misura sociale più evidente è il successo sociale/economico. Chi accetta queste regole del gioco può risultare vincitore o vinto, quindi persona di successo oppure fallito.
La misura sociale più oggettiva è il contributo al sostentamento di se stessi e della collettività. Ognuno per il sistema sociale di appartenenza può risultare risorsa, cioè contributore dello stesso, oppure peso che ricade sugli altri, che sia la famiglia (erodere risorse costruite da terzi) oppure la collettività (beneficiare di servizi mediati dalle istituzioni). Questa è una condizione misurabile: ognuno è collocabile su questa scala, quindi contributore o beneficiario; anche se l'esito rimane fortemente condizionato dal percorso individuale.
Mi piace evidenziare un altro concetto di risultato, legato al senso e al significato dell'esistere, al valore che porta un'esistenza; tale valore viene coniugato non in senso economico, ma in senso lato, cioè valore sociale (affettivo, morale, relazionale, cognitivo, ...), anche ambientale. Risultare insomma valore per tutto ciò che ci sta attorno. Dimensione non misurabile, ma chiaramente percepibile; anche se ognuno a proprio modo. Questo criterio può aver a che fare con l'arte, la conoscenza, ma anche l'incontro, il rispetto, la dignità, e forse anche con la serenità e la felicità. In questo senso si può risultare costruttori di senso oppure distruttori. 
Questo criterio ci porta ad un altro livello, che considero più elevato, fa la differenza, ha il potere di durare nel tempo; tutto il resto tendenzialmente passa.


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