venerdì 23 ottobre 2015

L'urgenza di intraprendere il possibile


Il naturale trascinamento dei tempi si è interrotto bruscamente. I tradizionali e consolidati schemi sono venuti meno.
Non riconoscere ciò significa alimentare l'inutile, l'inattuale. 
In questo contesto è facile risultare inadeguati: i più navigati repentinamente obsoleti, gli emergenti prematuramente fuori gioco, i più giovani immaturi e lontani dalla possibilità di scalfire l'esistente. Impotenza diffusa.
Benché l'esigenza di risposta sia alta e chiara, è difficile risultarne all'altezza: si rincorre la domanda offrendo ciò che si sa fare ma senza riuscire ad essere soddisfacenti, rimanendo lontani dall'incidere sul bisogno; proseguire e perseguire su questa strada è andare alla deriva.

martedì 29 settembre 2015

La caducità dell'esistenza: non resta che "farsene una ragione"



I ripetuti affaticamenti dell'ultimo anno hanno accelerato la consapevolezza della caducità costitutiva dell'essere umano. Emergono sempre più debolezze, fragilità, vincoli e paure.
Forte è la consapevolezza che non posso più fare ciò che facevo un tempo: non ho più l'elasticità dell'adolescente, non ho più la capacità di recupero del ventenne, viene meno la solidità di quand'ero trentenne. Non sono e non sarò più come prima.

giovedì 27 agosto 2015

Destinati a dar seguito al percorso che ci ha generato


"Rendere un po' meno invivibile il mondo al quale apparteniamo".
Potrebbe essere un buon obiettivo da perseguire: non passare invano in questo mondo cercando di lasciarlo un po' meglio di quanto trovato.
Concetto chiaro benché "consumato", a tal punto da essere percepito come banale. Invece non è né insignificante né scontato, infatti, "alla fine della fiera", non tutti ci riescono: i più passano come se nulla fosse.
Se ogni agito presuppone un pensiero e questo una attribuzione di senso e significato, analizzare l'agito rappresenta un passo fondamentale per cogliere il senso attribuito alle cose.

martedì 11 agosto 2015

Per una valutazione dell'esistenza umana: utile, indifferente oppure dannosa


Siamo venuti al mondo, curati e addestrati lungamente, con l'attesa, da adulti, di dare un contributo. Ma quale contributo? 
Sicuramente disponiamo, chi più e chi meno, di tempo ed energie. Quanto e come impieghiamo tali risorse?
Domande decisive che accompagnano la vita di ognuno; rispondere esplicitamente è difficile, prevale l'elusione ovvero la fuga; ma la vita, nel suo dispiegarsi, parla da sé.
E' chiaro che la responsabilità circa l'utilizzo delle risorse disponibili rimane in capo a se stessi. E' altrettanto chiaro che, una volta in vita, si cerca di sopravvivere al meglio. L'esito, che dipende da molti fattori, è una "buona" o "cattiva" sopravvivenza.

lunedì 3 agosto 2015

Gli altri come nutrimento


Vivo, mi alimento di coloro che mi stanno attorno, familiari, amici, ma anche tante persone "capitate", non scelte, quelle trovate, incrociate e più o meno frequentate.
Che piaccia o meno dipendo da coloro che mi stanno attorno.
A volte provo una sorta di commozione - usando le parole di Carmen Consoli - di fronte al"la generosità della gente che si nutre della ricchezza dell'incontro con l'altro".
Veniamo da una fase storica che ha minato e depotenziato il concetto di "incontro": ridotta la reciproca tolleranza e virtualizzato il contatto.

venerdì 17 luglio 2015

L'obbedienza non è ancora una virtù

Dentro o fuori. Con me o contro di me. 
Il mio percorso di vita mi ha portato ad impattare spesso con logiche di questo tipo. Di fronte a tali richieste, maledettamente non esplicite, rifuggo ogni risposta, considerandole improprie, inopportune, irrispettose, anche violente. Veri e propri ricatti.
L'implicito è il seguente: "il mio stare con te dipende da quanto tu mi confermi"; "se mi segui e mi dai ragione vuol dire che mi vuoi bene". Fedeltà e militanza sono leve sulle quali si fondano le reti informali di appartenenza. Tipici sono quelle formate da gruppi di adolescenti e giovani, non meno quelle formate da adulti.

martedì 5 maggio 2015

L'irriducibile e imprescindibile responsabilità

Incolpevole mi ritrovo in vita.
Intorno a me un contesto trovato, non scelto, subito, che mi ha avviato lungo consolidate, benché relative, strade: quelle maturate lungo il tempo, quelle disponibili. 
Posto lungo questi binari, nel percorrerli, provo continuamente a coglierne senso e significato. Spesso invano. Concludo - come Caparezza - che iodellavitanonhocapitouncazzo.
Poche le certezze maturate, se non la convinzione di essere dentro un percorso vincolato di costruzione ed espressione di una temporanea identità, innestata nel pregresso, destinata inesorabilmente a finire; la fattiva contribuzione nel presente è il lascito - biologico, materiale e culturale - a ciò che verrà dopo di me.

martedì 14 aprile 2015

Imboccare il bivio senza indugi

Il presente momento storico rende attuale il concetto sotteso a questa immagine: una complessa e disorientante transizione d'epoca che rende obsoleti gli schemi consolidati evidenziando l'urgenza di reagire, senza mediazioni di sorta, sicuramente senza far affidamento all'esperienza pregressa.
Insomma siamo di fronte ad un bivio: la scelta è tra attendere (prolungando la sopravvivenza nella speranza di una stabilizzazione se non ripartenza) e reagire (aprendo le porte alla scoperta ed elaborazione di nuove risposte).
L'unica vera possibilità è "prendere il toro per le corna": osservare senza indugio la realtà, per quella che è e non per come la si vuole, adottare un approccio che valorizzi l'esperienza pregressa senza considerarla vincolante, imboccare - come affermava un mio caro maestro - il bivio senza indugi.

venerdì 20 marzo 2015

La deriva dell'inutile: il "buon senso" travolto dall'esigenza di sopravvivere

Tergiversare per perdere tempo; motivare l'ingiustificabile pur di far accadere ciò che si vuole; istituire commissioni o tavoli di lavoro per fingere di fare le cose; manipolare le informazioni pur di ostacolare l'operato altrui.
Spesso ci si imbatte, risultandone complici, in pratiche sviate dagli obiettivi prefissati.
Gli apparati - enti, organizzazioni, istituzioni - sono terreno fertile per tutto questo, fino ad assumere la connotazione di "burocrazia demenziale e ottusa": condizione ideale per pratiche di corruzione e concussione, tanto discusse e deprecate, ma ostinatamente presenti, irriducibili, mai sopite. 
Derive che vanno di pari passo con l'affermazione di una selezione della classe dirigente basata più sull'appartenenza che sul merito e con logiche di continuità nelle governance che non favoriscono processi di alternanza e ricambio.
Insomma, siamo circondati da un mondo di inutilità: energie dilapidate, impiego distolto di risorse, intelligenze disorientate. Inefficienza e inefficacia.

venerdì 6 marzo 2015

Dalla rendita alla costruzione di valore


Scopriamo, anche inconsapevoli, che per anni abbiamo vissuto di rendita.
Rendita conseguente al posizionamento acquisito nei decenni pregressi: forte crescita a cui è seguito l'assestamento, fino a diventare adagiamento, cioè mera difesa della posizione acquisita.
Il paradigma della rendita si fonda sul preservare quanto disponibile. Questo è stato lo statement prevalente: garantire il perpetuarsi della ricchezza presente distribuendola adeguatamente, cioè assegnare priorità alla continuità piuttosto che all'evoluzione.

giovedì 5 febbraio 2015

"Tenere a bada" chi tenta di raggiungerci, ostacolare l'emancipazione altrui


Trascorriamo la nostra vita lungo binari ben definiti, gli stessi nei quali siamo stati immessi dalla nascita. Il nostro mondo è circoscritto: connotato più dalla storia pregressa che dall'individuale intraprendenza. Poche le variazioni possibili.
Prendere atto del lascito e riprodurre al meglio quanto ricevuto è compito inderogabile. Accettarlo è vitale, pena l'insignificanza, l'incompiutezza.
Siamo e rimaniamo appartenenti a ciò che ci ha generato, simili dentro la cerchia, ma chiaramente diversi fuori: depositari di storie diverse, aderenti ad ambiti differenti, detentori di valori diversi, connotati da percorsi dissimili. Ecco l'esistenza di vere e proprie aggregazioni, gruppi, quasi caste, assolutamente naturali e legittime.

venerdì 16 gennaio 2015

Irrispettosi nei confronti di noi stessi e degli altri

Sullo sfondo delle stragi di Parigi si sta assistendo ad un festival di manifestazioni che ruotano attorno a tre concetti: blasfemia, fanatismo e ipocrisia. 
Istanze che nei loro estremismi si coniugano rispettivamente con la dissacrazione di tutto e tutti, la soppressione del diverso, la falsità attraverso l'adozione di posizioni per pura opportunità.
Lo specifico caso francese è plateale e scenico, ma soprattutto è rappresentativo dei tratti profondi della cultura contemporanea: attaccare l'altro per pura provocazione, giudicare "sbagliato" chi pensa diversamente, assumere posizioni "perché si fa così" oppure per mero interesse personale. Insomma, i recenti eventi evidenziano fondamentali istanze dell'attuale "essere e agire" che, benché portatrici di prepotenza e sopruso, sono considerate per lo più legittime.

martedì 6 gennaio 2015

Auspicando la fine dell'ideologia dell'obbedienza e dell'adesione incondizionata


Artificialità, opportunismo, ipocrisia, falsità, manipolazione sono tratti dei comportamenti che si possono riscontrare in modo diffuso e frequente; tratti profondi, attuati implicitamente più di quanto si pensi.
Fino ad oggi ho considerato tali istanze quali parti costitutive del comportamento umano, connotando il loro manifestarsi con la fragilità, l'incompiutezza, la debolezza, insomma tratti dovuti alla storia, ai percorsi e alle caratteristiche culturali e personali. Ho adottato insomma un principio di comprensione piuttosto che di condanna.
Approccio comprensivo, se non giustificativo, che trova evidenza nella realtà dell'Italia di oggi: paese collocato al 69esimo posto tra le 177 nazioni valutate nell'indice di Transparency International, che registra solo 257 carcerati per corruzione su una popolazione di 50 mila.