Ancora quarantenne, ho registrato queste
parole nei preamboli di un consiglio di amministrazione. Ricordo perfettamente
la situazione, anche visivamente la smorfia che le ha "incarnate".
Ora ampiamente cinquantenne è tutto
conclamato: il cedimento è inoccultabile, incessante e progressivo. Potrei
elencare puntualmente sintomi ed evidenze, per non parlare di quello che non
riesco più a fare, oppure non mi fido più a fare.
Questa consapevolezza fa cambiare
completamente lo sguardo: il limite prende il sopravvento e lo sguardo si
rivolge all'indietro; il fermarsi da noia diventa riposo, il passato da obsolescenza diventa ricordo, anche consolazione. Come
non mai prima.
Condizione necessaria. Senza alternativa.
Rappresentare in modo diverso tutto ciò rischia di scadere nell'evasione, forse illusione se non nella negazione.