domenica 19 giugno 2011

Decadimento fisico

Il tempo lascia i suoi segni. Li depone in ogni forma della natura, ancor più negli esseri viventi tra cui l’essere umano. Il decadimento fisico inizia quando si è ancora ventenni.
Osservo i volti di coloro che si muovono attorno a me e vedo i segni del tempo e della vita: il raggrinzimento della pelle prende il sopravvento sull’originaria freschezza, l’appesantimento delle membra tradisce l’antico slancio e tono. Lo scenario si intristisce. Gravano più le sollecitazioni della vita che l’esposizione al tempo: il vissuto preme sulle ossa, erode i tessuti, lasciando tracce e solchi sempre più evidenti.

lunedì 6 giugno 2011

Il delitto di ‘lasciar correre’, il dovere del riconoscimento e della riconoscenza

Sventola alto dal mio poggiolo il tricolore.
Sento il dovere di celebrare la vita, in particolare le vicende significative incontrate lungo il cammino. L’inizio e il fine vita sono i capisaldi, ma anche ciò che ha segnato una discontinuità tra il prima e il dopo. Contestualmente vivo con imbarazzo e disagio la stanca ritualità, spesso svuotata di significato, ridotta a bassa retorica, a mero trascinamento del passato.
Celebrare è un atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Riconoscimento che l’essere umano e le sue vicende sono un valore assoluto, indicibile e incontenibile. Siamo frutto di ciò che ci ha preceduto e responsabili di interpretare il pezzo di strada che ci è concesso di vivere, per passare poi il testimone a chi ci succederà. Abbiamo il compito di fare la nostra parte, là dove ci troviamo e per quel che possiamo. Ed è ‘bello’ che ciò venga riconosciuto e non dato per scontato, gustato e non oltrepassato disinvoltamente, vissuto e non consumato svogliatamente.