Lo scandalo della Regione Lazio riaccende i riflettori sugli uomini al potere.
I giudizi su Fiorito e Battistoni fioccano scontati: Gian Antonio Stella parla di persone ‘impresentabili’, Gad Lerner li appella come ‘famelici’, Bagnasco li considera ‘vergognosi’. Considerazioni superficiali.
Benché sia chiaro che costoro hanno utilizzano una posizione di potere per perseguire interessi privati, siamo sicuri che siano persone deprecabili? Siamo sicuri che siano peggio di noi, dove per noi intendo la maggioranza delle persone? Sono convinto di no!
Anche io promuovo il mio tornaconto:
alimento la rete relazionale attuando una selezione; sostengo la mia immagine
utilizzando ciò che ho a disposizione; per quanto possibile, provo ad
incrementare il mio reddito.
Ritengo che sostenere se stessi sia funzionale all’evoluzione, atto istintuale costitutivo della vita. Sicuramente è più facile qualora in possesso di 'potere', impossibile se privi.
Ecco che la questione non è tanto la
propensione dell’essere umano a fare o non fare il proprio interesse, bensì come
una società seleziona la sua classe dirigente.
Quindi la domanda che si pone è: come
è accaduto che Fiorito e Battistoni siano stati chiamati a ricoprire posizioni così
rilevanti? E’ evidente che costoro non sono stati scelti sulla base di competenze
ed esperienze, ancor meno per valori e caratura personale. Appare chiaro che questi principi sono
stati scalzati via dal principio di appartenenza, cioè dall’adesione al potere
costituito. La legge elettorale della Repubblica Italiana, il cosiddetto ‘porcellum’, è
sintomatico di tutto questo: gli eletti del nostro Parlamento sono dei ‘nominati’
da parte dei livelli superiori.
Ecco il via libera ad una classe di
'uomini senza qualità'; senza rappresentanza e privi di scrupoli hanno fatto
man bassa di quanto disponibile. Esito: mancata valorizzazione del know how, mala gestione, scempio di risorse, dilapidazione di valori
culturali. Questa è l’Italia di oggi: un’organizzazione istituzionale
non adeguatamente rappresentata e incapace di affrontare l'emergente.
Solo la paura del baratro ha sospeso
questa deriva e attivato un'azione suppletiva. Temporanea.
Sono urgenti nuove 'regole del gioco'
capaci di riportare al centro il principio di competenza e di rappresentanza.
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