martedì 11 ottobre 2011

Due pesi e due misure

Il mondo è iniquo.
I declamati principi che dovrebbero caratterizzare le società occidentali, dalla libertà all’uguaglianza, dalla fraternità alla solidarietà, si riducono a puri auspici, inattuati, forse irrealizzabili. Parlare e riferirsi a questi principi appare retorico e ideologico, lontano mille miglia dalla realtà.
Non è più eludibile l’esistenza di ‘due pesi e due misure’. È sotto agli occhi di tutti la tutela dei potenti e la vessazione dei deboli, di coloro che sono impossibilitati a difendersi, incapaci di far sentire la loro voce; sono manipolabili e gestibili, inclini quindi a digerire bocconi amari, predisposti a prender su di sé pesi, anche quelli altrui. È asimmetria vera e propria. Sopportata, quasi accettata.
La realtà ha perso contatto con quanto viene dichiarato e pubblicizzato. Il politically correct, ciò che ‘deve essere’ e ciò che ‘si deve dire’, appare una svuotata rappresentazione della realtà: formalmente inattaccabile, vergognosamente irreale.
Lo scollamento tra principi e realtà è irreversibile. Ne è prova la crescente necessità di addomesticare la realtà al fine di renderla aderente all’auspicato, alla forma richiesta, attraverso la costruzione di significati, anche arditi, pur di far stare in piedi l’opzione prescelta. Elaborare giustificazioni accettabili e motivazioni inattaccabili è diventato un esercizio di rilievo, una professione riconosciuta, ben remunerata.
È uno scandalo? Oppure è una realtà necessaria, da accettare in quanto tale?
Né l’uno né l’altra. Non é in discussione la bontà dei principi, ma la loro capacità di essere attuali, di sapersi coniugare con la realtà contingente. Appare evidente che le tradizionali categorie valoriali e concettuali non riescono più a svolgere una funzione di riferimento per la comprensione di ciò che accade. Non funzionano più.
Urge trovare nuove parole d’ordine, nuove idee. Serve ‘condensare’ nuovi significati capaci di diventare punti di riferimento per avviare processi di costruzione di senso.
Ci aspettano anni di cambiamento. Interessanti, sfidanti, rischiosi.

1 commento:

  1. I principi la cui bontà non sarebbe in discussione sono goffi pregiudizi aggregativi, tutti perfettamente arbitrari in sé e tutti più o meno contraddittori l'uno rispetto all'altro.

    I processi di costruzione di senso a cui si riferisce sono generiche invocazioni a riimpastare i pregiudizi esistenti in modo da renderli utilizzabili in un mondo che la rapacità del capitalismo terminale sta cambiando a rotta di collo.

    Un criterio di lucidità sradicata fa il deserto di qualsiasi principio di filosofia pratica, che sia di ordine politico, morale o giuridico.

    Personalmente mi auguro che gli anni di cambiamento che ci attendono portino 15 anni di guerre chimiche, nucleari e batteriologiche.

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