... appare anacronistico. Anche illusorio.
Forse non è neppure molto umano: il 'più' dell'uno costringe l'altro a fare i conti con il 'meno'.
Oggigiorno emergono allentati, indeboliti, tutti quei meccanismi sociali e culturali volti a circoscrivere, mitigare, delimitare, filtrare, orientare ... volti a rendere fluidi e costruttivi i processi umani. Il pudore è saltato, la tensione morale è scarsa, il profilo etico è scemato. Vengono a galla i tratti meno nobili dell'essere umano, quelli orientati più a trascinare l'altro con sé nel baratro che ad assistere al suo esprimersi, al suo sbocciare.
E' il venir alla luce di ciò che siamo (anche svelando forme di ipocrisia), oppure un segnale di imbarbarimento?
Michele Brambilla osserva la realtà attraverso il tifo calcistico; fenomeno questo - afferma l'autore - che ha il potere di pescare negli angoli più reconditi dell’anima. Infatti, è più facile cambiare moglie, partito politico e fede religiosa piuttosto che cambiare squadra del cuore. Una fedeltà che è terreno fertile per l'emergere di emozioni generalmente poco autorizzate: la felicità quasi mai appagata e il rancore per lo più affogato.
Noi siamo ciò che siamo: né peggiori né migliori di chi ci ha preceduto e di chi ci succederà. Sicuramente l'alchimia dei tempi non favorisce l'emergere del nostro volto migliore, come se fosse il tempo della destrutturazione più che della costruzione. Probabilmente segnali di decadenza.
Possiamo provare a 'resistere nella deriva': arginare gli eccessi, forse - attendendo tempi migliori - adoperarci a creare i presupposti per quel che dalle macerie potrà nascere.
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