sono strumenti di comunicazione. E l'una e l'altro possono 'dare qualcosa' oppure 'dare nulla': paradossalmente la parola può essere 'vuota' e il silenzio 'pieno' (il necrologio di Sandra Mondaini è esemplare).
La parola può essere potente: è molto più capace delle armi di fare breccia (Erri De Luca). Roberto Saviano afferma che la parola ha la capacità di dare cittadinanza universale a quelli che prima erano considerati argomenti particolari, lontani, per pochi. Ma affinché ciò possa accadere la parola deve essere profondamente vera, pronunciata dalla voce giusta e nel momento opportuno. Cioè, la parola in sé è nulla se non incardinata su colui che la proferisce, e se non usata con riconoscimento e rispetto del suo profondo valore, anzi mistero.
L'Italia del 2010 appare 'triste'. L'autore sostiene che solo la parola vissuta come modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire, solo mostrando e facendo vedere la verità, si possa dare dignità al nostro Paese. E ciò può avvenire attraverso un movimento culturale e morale che spinga a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale della indifferenza della contiguità e quindi della complicità.
Non tutte le parole, però, hanno un simile potere. Oggi la parola è abusata e consumata: siamo in un tempo ciarlatano, in cui le parole vengono pronunciate e smentite il giorno dopo. Queste parole qui contano esattamente lo sputo, il fiato che ci vuole a pronunciarle e scadono subito dopo (Erri De Luca).
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