sabato 3 aprile 2010

E' potente la prassi di celebrare ...

... religiosamente le tappe della vita umana, dalla nascita fino alla morte. Il ritmo dei fenomeni naturali trova forte concordanza con i riti religiosi dell'anno, sempre posti - questi ultimi - nei momenti di passaggio delle stagioni.
Il linguaggio della religione pervade la nostra vita, fornisce vocabolario e occasioni per la sua espressione.
Gianfranco Formenton, con particolare riferimento alla realtà italiana, si focalizza sulla dimensione 'identitaria' del cattolicesimo 'prendendo per le corna' il tema. Il cattolicesimo emerge come potente criterio di definizione dell'appartenenza: rientrare nei suoi 'sacri confini' significa 'essere a posto', 'essere nel giusto', quindi risultare migliori di chi non lo è. Ecco che diventa più facile aderire che non aderire.
La funzione della religione non può esaurirsi nel fornire un riferimento identitario: solo l'insieme dei diversi aspetti, adeguatamente collocati, conduce ad una visione completa e consistente.
Constato una flebile volontà di effettuare i necessari distinguo, mettendo al loro posto le diverse istanze. Evidentemente l'indistinto non disturba, anzi risulta funzionale.
A me, invece, questa situazione crea disagio. Certamente non accetto di essere considerato migliore o peggiore degli altri in virtù della mia adesione o appartenenza a qualcosa. Questa è una forma di xenofobia.

Nessun commento:

Posta un commento