Per cacciare
le allodole viene adoperato uno speciale congegno a specchi che, illuminato dal
sole, inganna quella specie di uccelli attirandoli nella rete.
Oggigiorno
parlare di crescita e produttività significa alimentare l'illusione che una
nuova fase di sviluppo economico sia alle porte. E' una speranza diffusa, collettiva che, in modo collusivo, viene alimentata dai principali attori
della scena politica ed economica.
Esistono due
livelli di realtà: quella auspicata e quella effettiva.
L'auspicato
è l'idea che, nonostante il reiterarsi della situazione di crisi, si stia vivendo una contingenza che prima o poi si concluderà per poi riprendere il suo naturale
percorso di ascesa. Permane forte infatti l'orientamento a progettare,
rilanciare e costruire quale strategia per affrontare l'emergente, come se
non fossero cambiati i tempi, come se non si fosse entrati in un nuovo
paradigma.
L'effettivo sta di fronte ai nostri occhi: tessuto economico
drasticamente ridimensionato, risorse finanziarie della pubblica
amministrazione prosciugate, posti di lavoro ridotti e sempre più precari. Soprattutto diffusa
impotenza: l'agito è pura difesa dell'esistente, tentativo
di riduzione del danno, nel migliore dei casi rallentamento del
ridimensionamento.
Anche lo
sviluppo normativo si muove dentro questo perimetro: nel perseguimento
ufficiale di ipotetiche prospettive di sviluppo si regolarizza provvisorietà e
precarietà (la riforma Fornero e il Jobs Act sono una testimonianza).
Matteo Renzi
è la vittima esemplare di tutto questo: ha ostentato la prospettiva dello sviluppo,
ha declamato l'inversione di marcia (suo
è lo slogan "cambiaverso"), ha scommesso insomma sulla
crescita. La sua sconfitta di dicembre è esito di questo errore di
valutazione che nel suo caso diventa errore politico.
Siamo di
fronte alla necessità di prendere atto che non ci sarà un rilancio a breve,
neppure a medio termine. Il progressivo ridimensionamento del
sistema economico procede senza sosta, senza intravedere all'orizzonte qualcosa di nuovo.
In fin dei conti, essendo la realtà troppo pesante da "digerire" la si veste d'altro nel vicendevole inganno di essere su binari diversi di quelli effettivi: ci illudiamo di essere in ascesa mentre, nel migliore dei casi, stiamo rallentando la discesa.
Foto (modificata): Amore, amor, di nostra vita ultimo inganno.
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