giovedì 19 gennaio 2017

L'inganno di crescita e produttività



Per cacciare le allodole viene adoperato uno speciale congegno a specchi che, illuminato dal sole, inganna quella specie di uccelli attirandoli nella rete
Oggigiorno parlare di crescita e produttività significa alimentare l'illusione che una nuova fase di sviluppo economico sia alle porte. E' una speranza diffusa, collettiva che, in modo collusivo, viene alimentata dai principali attori della scena politica ed economica.
Esistono due livelli di realtà: quella auspicata e quella effettiva.
L'auspicato è l'idea che, nonostante il reiterarsi della situazione di crisi, si stia vivendo una contingenza che prima o poi si concluderà per poi riprendere il suo naturale percorso di ascesa. Permane forte infatti l'orientamento a progettare, rilanciare e costruire quale strategia per affrontare l'emergente, come se non fossero cambiati i tempi, come se non si fosse entrati in un nuovo paradigma.
L'effettivo sta di fronte ai nostri occhi: tessuto economico drasticamente ridimensionato, risorse finanziarie della pubblica amministrazione prosciugate, posti di lavoro ridotti e sempre più precari. Soprattutto diffusa impotenza: l'agito è pura difesa dell'esistente, tentativo di riduzione del danno, nel migliore dei casi rallentamento del ridimensionamento.
Anche lo sviluppo normativo si muove dentro questo perimetro: nel perseguimento ufficiale di ipotetiche prospettive di sviluppo si regolarizza provvisorietà e precarietà (la riforma Fornero e il Jobs Act sono una testimonianza). 
Matteo Renzi è la vittima esemplare di tutto questo: ha ostentato la prospettiva dello sviluppo, ha declamato l'inversione di marcia (suo è lo slogan "cambiaverso"), ha scommesso insomma sulla crescita. La sua sconfitta di dicembre è esito di questo errore di valutazione che nel suo caso diventa errore politico.
Siamo di fronte alla necessità di prendere atto che non ci sarà un rilancio a breve, neppure a medio termine. Il progressivo ridimensionamento del sistema economico procede senza sosta, senza intravedere all'orizzonte qualcosa di nuovo.
In fin dei conti, essendo la realtà troppo pesante da "digerire" la si veste d'altro nel vicendevole inganno di essere su binari diversi di quelli effettivi: ci illudiamo di essere in ascesa mentre, nel migliore dei casi, stiamo rallentando la discesa. 

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