Comprendo le
telefonate della Cancellieri, come quelle che contornano le torbide vicende di
Berlusconi; capisco gli sfoghi degli atleti sul campo di gioco come quelli dei
loro sostenitori: comunicazioni estemporanee, spontanee, immediate che risuonano qualora
soggette ad alta esposizione.
E accade sempre più sovente: istanze mediate e
amplificate dai pervasivi strumenti di comunicazione.
Una volta catturata, la
parola parlata, viene proiettata e scritta, trasportata dal piano privato a
quello istituzionale. Facile è lo scandalo, il pubblico rimprovero.
Il cambio
di setting del concetto espresso può
essere fatale.
D’altra parte c’è chi, di questa caratteristica del nostro tempo, ha
fatto business: trasformare il
privato in spettacolo. Ecco i real time, i reality e l’icona di questi anni, Belen.
Il confidenziale
portato alla ribalta, trascende ruoli e funzioni, rompe i tradizionali schemi
del politically correct. La cultura
della comunicazione istituzionale perde peso, potere e funzione. E non sto parlando di
reato, né di abuso, né di sopruso, bensì di semplice afflato che uscendo modulato
dalla bocca diventa suono articolato; insomma parole che nella consuetudine rimangono
dentro i confini dell’occasionale relazione, amplificate qualora convogliate nei moderni
mezzi di comunicazione.
Le tecnologie della
comunicazione hanno rotto la consolidata separazione tra pubblico e privato:
tutto ciò che accade può trovare evidenziazione e tracciatura, diventare di
dominio pubblico con estrema velocità e facilità.
Tale processo rappresenta
uno dei dati distintivi della contemporaneità, probabilmente irriducibile, anzi
ancora tutto da scoprire. Non resta che cavalcare tale fenomeno provando a non
esserne disarcionati, solcare questo mare senza affondare. Solo accettando
di percorrere queste strade e gli inevitabili rischi sarà possibile cogliere le
occasioni del mutamento in atto.
Urge adattarsi al
nuovo paradigma comunicativo. Urge concedere spazi ed occasioni all’emozione: da
istanza pericolosa, per lo più bandita, a valore e risorsa per una potente espressione.
Urge, insomma, una educazione sentimentale.
Foto: abbraccio
Nessun commento:
Posta un commento