martedì 17 dicembre 2013

È tempo di semplificare, togliere, eventualmente tagliare


Qualche anno fa, in occasione del mio matrimonio, ho sperimentato il concetto di ridurre all’'osso’, all’essenziale: togliere tutto ciò che non è necessario liberando l'espressione delle persone, energie fisiche ed emotive.
Nel pieno della crisi di questi anni, non solo economica ma paradigmatica, quel concetto risuona forte. E due sono le figure che sembrano aver colto le corde dei tempi: Bergoglio e Renzi. Da una parte il papa argentino che, una volta nominato, sceglie di non salire al trono e di stare senza scettro, primus inter pares; dall’altra il sindaco di Firenze, ora leader del PD, che, con il suo linguaggio diretto e forte, sostiene la necessità di voltare pagina, - come da slogan - ‘cambiare verso’. Ecco il 'buongiorno' di Bergoglio e la 'rottamazione' di Renzi.
Entrambi fuoriescono, nell’approccio, nel linguaggio e nell’azione, dai rigidi schemi del paradigma dominante, ma soprattutto mettono enfasi alla prassi operativa. Vedremo se saranno capaci di incidere il 'tempo'. In ogni caso la speranza è che nulla sia come prima, in particolare che la loro affermazione rappresenti un concreto segnale di conclusione dell’impasse e che al disorientamento possa succedere la costruzione.
Siamo nel pieno della trasformazione. Trasformazione che, contrariamente ai decenni scorsi, non si connota con il ‘riempire’ (evolvere e sviluppare), piuttosto con lo ‘svuotare’ (fare un passo indietro, retrocedere), in particolare togliere ciò che è in più e semplificare ciò che è complicato.
Ci ritroviamo infatti inseriti – e lo scopriamo quasi improvvisamente, con meraviglia – in molteplici strutture e sovrastrutture che ci hanno travolto, che hanno fatto perdere il senso delle cose, anzi ci ritroviamo interpreti di scene di cui non comprendiamo il senso, profondendo gran parte delle nostre energie nel confermare, sostenere e giustificare l’as is in modo preconcetto, per partito preso, complici quindi dell'artificialità e dell'inconsistenza delle cose.
È tempo di 'pulizia': scomporre, decostruire, anche abbandonare; sciogliere le formalità, i cliché, insomma ogni impostazione fittizia. È tempo di assumere il rischio di liberare le energie sopite, compresse, relegate fino ad oggi ad ambiti periferici, marginali.
Se fallirà anche questo percorso, se fallirà anche questo tentativo di incidere e ridefinire l’identità delle istituzioni e di sostituire le persone che le rappresentano, non resterà che la rivoluzione a colpi di ‘forcone’.
Foto: vandali

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