martedì 2 aprile 2013

Dalla parte di Bergoglio e non del ‘papa’

L’immagine del nuovo papa assieme a quello emerito in preghiera a Castel Gandolfo appare rassicurante e riparatrice, quasi consolatoria: sembra dire che nonostante le ‘atipicità’ di Bergoglio “tutto sarà come prima”.
Spero vivamente non sia così.
Vivo con ambivalenza l’entusiasmo dell’opinione pubblica di fronte al nuovo pontefice. Tutti sembrano applaudirlo, apprezzarlo, anche stimarlo. Sentimenti forti, estremizzati, sintomatici a mio avviso più del bisogno di risposte alle profonde esigenze contingenti che espressione di un sentire comune.
Anche io mi metto dalla parte di papa Francesco che – come afferma Barbara Spinelli – è ‘sceso dal trono’ e – aggiungo io – ha ‘aperto le porte’: in questi decenni ho preso le distanze sia dal paternalismo ‘wojtyłiano’ che dal razionalismo ‘ratzingheriano’ e rimango, per ora, meravigliato dalle parole e dai gesti del nuovo pontefice. Wojtyła, Ratzingher e Bergoglio sono figure palesemente diverse, alternative. Non è possibile apprezzare l’uno, l’altro e l’altro ancora. O si sta da una parte oppure dall’altra.
Ho bisogno, quindi, di ‘ripulire la scena’, evidenziando l’esistenza di alcune categorie di persone: da una parte coloro a cui va bene tutto e tutti, indistintamente, purché sia ‘papa’, dall’altra coloro che, di fronte a questo stile di esercitare il ministero pietrino, rischiano di essere ‘messi fuori gioco’ o per il venir meno dello ‘sponsor’ oppure del ‘nemico’. I primi parlano disinvoltamente mentre i secondi tacciono; dei primi ne commisero la superficialità, dei secondi, benché comprenda il disorientamento, deploro il non esporsi.
In particolare il trasporto nei confronti di Francesco da parte di coloro che hanno apprezzato senza riserve Giovanni Paolo II e Benedetto XVI risulta surreale. Sarà l’effetto della novità: nuovismo; sarà il saltare sul carro del vincitore: opportunismo; sarà, soprattutto, la mitizzazione dell’istituzione cattolica: idealizzazione.
Provo un certo fastidio di fronte ad ogni adesione acritica. Senza nulla togliere allo ‘spirito santo’ e senza discutere l’azione della ‘grazia’, siamo di fronte – parafrasando una famosa affermazione di Romano Prodi – a ‘cattolici non adulti’ che considerano sempre e comunque l’istituzione Chiesa un valore e chi viene chiamato a guidarla ‘buono e giusto’. Approccio questo che sfocia nel giustificazionismo: rinviare acriticamente ad un senso trascendente ogni atteggiamento, ogni azione, ogni comportamento e ogni evento, positivo o negativo che sia.

2 commenti:

  1. Ti segnalo questa riflessione su VivoNuovo che mi sembra accordarsi alle tematiche che hai affrontato.
    http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1239

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  2. Le parole sono parole e i fatti sono fatti.

    A parole per qualsiasi papa é facilissimo essere "innovativi", "dalla parte dei poveri", perfino "rivoluzionari" (tanto più se si considera la sconfinata piaggeria dei giornalisti verso tutti i potenti, delle più disparate specie).

    Bergoglio si é collegato con Torino per riverire quella ridicola bufala maldestra di lenzuiolo maldipinto del XIV° secolo. E questo é un fatto. Poco o punto "innovativo" (e anche poco intelligente, secondo il mio modestissimo avviso).

    L' IMU sugli edifici ecclesiastici é sempre non pagata e finora papa Francesco non l' ha ancora restituita agli Italiani. E questo é un' altro (non-) fatto. Poco o punto "francescano" (per non dire altro)...

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