Perché viaggiare? Perché mettere i piedi nei posti più remoti della terra?
Ho recentemente posto questa domanda ad un vecchio viaggiatore con un passato di alta responsabilità nel settore bancario. La risposta è stata: cerco l’incontro con le persone, l’umanità perduta.
Non c’è dubbio che siamo arruolati, inscritti in sceneggiature vincolanti, forzati a seguire cliché. Ogni variazione al definito risulta difficile. E una volta in scena, possiamo competere per l’assunzione dei ruoli disponibili, ma non cambiare il canovaccio. Non determinarne gli esiti. Le cose vanno come devono andare e noi con loro.Possiamo, altresì, rimanere fuori dalla scena: perché mancanti dei requisiti richiesti oppure per la volontà di non farne parte; i più audaci, forse utopisti, osano tessere altre trame, altre sceneggiature.
Il paradigma produzione-consumo è dominante. Permette di avere a disposizione alti livelli di beni e servizi. Con la globalizzazione, al fine di mantenere la posizione acquisita, è d’obbligo perseguire la crescita attraverso efficientamento e innovazione.Ma quali sono i costi di questa strada, forse deriva?
Il depauperamento delle risorse ambientali è evidente, meno l’effetto sulle persone.
Perseguire la produzione richiede l’arruolamento delle ‘risorse umane’. L’incontro tra persone nel lavoro è necessario ma rischioso, comporta la generazione e l’attivazione di dimensioni, quella emotiva e quella affettiva, che possono essere dispersive e contro-producenti.
Le organizzazioni hanno sviluppato svariati strumenti deputati a mettere sotto controllo emozioni e affetti, ove possibile anche per espellerli. La definizione di ruoli e processi rappresenta una tecnica storicamente utilizzata, oggigiorno affiancata dall’adozione di standard e metodologie che vengono calati e ‘colati’ dentro la vita organizzativa. L’incontro nel lavoro viene sempre più spersonalizzato assumendo la generica denominazione di ‘servizio’.
L’emarginazione fino alla negazione della sfera sentimentale, benché perseguita in nome della difesa della posizione conquistata, porta con sé effetti di deumanizzazione, comporta la diffusione della cultura dell’indifferenza e della diffidenza. Questo è un affronto alla natura umana: aderire a ciò è abiurare a sé stessi.
L’incontro è incontro. È un mettere qualcosa di sé a disposizone degli altri e contestualmente essere disposti ad accogliere, prendersi cura dell’altro. L’incontro è il terreno dei sentimenti, della gratuità, della fiducia, anche dell’amore.
Foto: INCONTRO_DSCN1684
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