Le risorse naturali si stanno esaurendo, non c'è posto per i rifiuti, le casse dello stato sono vuote, mancano i finanziamenti, non si arriva a fine mese.
Il 'limite' si presenta ineluttabile di fronte a noi. Rimaniamo disarmati, disorientati. Eppure il limite è costitutivo della vita, dell'essere umano.
La cultura occidentale, quella che ci ha alimentato, è più orientata al fare che all'attesa, al parlare che al tacere, al 'fuori' che al 'dentro', allo straordinario che al quotidiano; una cultura che si presenta ambiziosa e presuntuosa, sempre proiettata verso la crescita e lo sviluppo. Il limite è esorcizzato, è tabù. Lo dimostra - come affermano Ilvo Diamanti e Luce Irigaray - l'annullamento del silenzio: nessuna indulgenza e nessuna tolleranza, occorre sopirlo in fretta, anche di fronte alla morte.
Ma, oggi, il limite si pone inesorabilmente di fronte a noi, risulta inevitabile, non riusciamo più a tenerlo a bada. E la nostra cultura è disarmata e inattrezzata ad affrontarlo, rischiando di soccombere di fronte alle sue richieste. E' il declino.
Dovremmo cambiare punto di vista, cercare altri riferimenti. 'Abbassare il tiro', arretrare, fare un passo indietro. Fermarsi.
Non sarà una soluzione, ma sicuramente rappresenta una salutare boccata d’aria fresca il semplice restare lì, fedeli nel poco: tener conto degli altri, accettare di condividere ciò che si possiede, affrontare la sofferenza, il dolore e la morte come parti integranti di una vita che vale la pena di essere vissuta; oppure l’umile bellezza del vivere gli uni accanto agli altri e gli uni con gli altri, solidali nel condividere la comune umanità. E' - sostiene Enzo Bianchi - la grandezza dei piccoli gesti quotidiani: uno sguardo, un tocco delicato, una parola sommessa, un pasto preparato con cura.
Foto: limite
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