martedì 26 gennaio 2010

La sofferenza c'è ...

... E' parte costitutiva della vita. C'è dentro e fuori di noi.
Non è gradita, non piace, viene tenuta a bada; ma accade che trabocchi presentandosi 'nuda' di fronte a noi. E' drammatico viverla, ma anche solo doverle stare vicino, vedere e accompagnare il dolore altrui.
Ecco che non si può più far finta di nulla: viene a galla la compassione, la interdipendenza con gli altri, anche la corresponsabilità. Non possiamo tirarcene fuori.
Ma finché non viene superato quel limite ecco a portata di mano la possibilità di tener a bada ciò che è difficile sopportare. La negazione. Gian Antonio Stella, osservando la vicenda dei raccoglitori di Rosarno riscontra una specularità con il nostro (italiani) essere stati migranti nella prima metà del '900 e parla di rimozione, 'tutto dimenticato'. Risuonano le parole del Presidente Napolitano, nell'odierno memoriale della Shoah: "Non dimenticare è alto valore civile".
E anche quando viene superata la soglia - Michele Smargiassi prende ad esempio la rappresentazione mediatica degli eventi di Port au Prince – ecco la riduzione, la trasformazione del dolore in cliché, con conseguente assuefazione e anestesia della compassione.
E' difficile navigare nella vita, abitare e sentire la realtà.

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