mercoledì 17 luglio 2019

Il coraggio di volgere lo sguardo


Alla mia età il più è fatto e, in ogni caso, l’orientamento è dato. Ho compiuto delle scelte, ho affrontato delle situazioni, sono stato più o meno abile e fortunato a muovermi negli intrecci della vita.
Cosa ho fatto di rilevante? Dove ho portato valore? Che contributo ho dato nel mio percorso? Insomma, “che cosa sono servito”?
Si può valutare il risultato? E quale punto di vista adottare? La serenità, la produzione, la prestanza fisica, le relazioni, il denaro, il riconoscimento sociale, la salute (e qui c’entra anche la sorte), ….

Il risultato in sé dipende da molte variabili ed i percorsi delle persone sono difficilmente confrontabili.
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Ciò che è valutabile è il coraggio di voltare lo sguardo indietro, “prendere per le corna quello che è stato”, guardarlo in faccia e farci i conti; in altre parole assumere la posizione di colui che osserva lo stato delle cose con profonda onestà e senza filtri ideologici.
Faticano in questa operazione coloro che non reggono la realtà e coloro che optano per una mera immagine predefinita di se stessi: i primi li comprendo, anche giustifico, i secondi meno e li lascio curare la propria immagine e alimentare vane illusioni.
In ogni caso tutti accomunati dalla paura del tempo che passa, una paura che evoca la morte.
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Ma è tutto relativo oppure si può distinguere se si ha speso bene o male l’esistenza?
Benché opinabile, una persona onesta e sufficientemente capace può affrontare questa domanda e le persone che stanno attorno hanno maturato una idea. Ma non è dicibile, siamo di fronte ad uno schema implicito potente, difficile da rompere. Tabù.
Il rischio è che venga svelata la drammaticità della realtà, cioè che venga messa a nudo l’inconsistenza della vita, spesso il suo fallimento, che può essere individuale e collettivo, anche sociale. Meglio non sapere che dover fare i conti con la pochezza; meglio far finta di niente e proseguire come se nulla fosse, lasciando che la vita passi, anche invano. Ipocrisia collettiva.
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Solo riconciliandosi con la realtà, anche con il fallimento, si può costruire senso.

Foto: CUPS

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