martedì 9 ottobre 2012

Tra il sogno berlusconiano e la tentazione di far ‘piazza pulita’

In questi anni, complice la crisi economica, stiamo raccogliendo i frutti del malgoverno dei decenni scorsi: diffondersi di corruzione e nepotismo, forzatura e delegittimazione dell’ordinamento istituzionale, occupazione delle posizioni di rappresentanza. Questa condizione ha contagiato tutto il tessuto sociale, da quello economico a quello istituzionale; è penetrata nella cultura fino ad incidere sui comportamenti delle persone. Nulla e nessuno è rimasto immune. Tutti sono diventati un po’ più ‘brutti’.
Immobilismo’ e ‘commissariamento’, questa è la situazione odierna: rappresentati da nominati inermi, governati da non eletti legittimati dalla troika.
Sono maturi i tempi per riconoscere il fallimento di una stagione storica e politica, sia di chi l’ha interpretata in prima persona, sia di chi non ha avuto la forza di far emergere una alternativa; insomma, di tutti noi.
Berlusconi ne è stato il principale rappresentante: ha alimentato e, soprattutto, legittimato l’illusione di raggiungere sviluppo e benessere attraverso il depotenziamento delle istituzioni e delle sue regole. Il risultato è sotto i nostri occhi: una società, come afferma Enzo Bianchi, ‘segnata da un accentuato individualismo, con i tratti di narcisismo, egoismo, egolatria’.
Il rischio è andare dalla parte opposta, cioè eleggere a soluzione di tutti i mali ciò che si pone agli antipodi, percorrere la strada antistante. Ecco l’anestesia (an-estesia) del disfattismo e l’approdo semplificatorio al ‘nuovismo’. In ogni caso prevale la 'proiezione', la delega su altro da sé, e non l’assunzione di responsabilità.
Rileggendo un racconto relativo a Carlo Maria Martini, ritrovo rappresentata questa situazione nella metafora del pendolo: ora tutto da una parte, ora tutto dall’altra.
Interessante è soprattutto la pista che apre: la soluzione non è nei poli e neppure a metà strada, ma nell’assumere una posizione estetica (est-etica), disposta a percepire l’altro che sta attorno a sé. Guardare, sentire e amare gli altri, per quello che sono, senza alcuna presunzione circa ciò che è giusto e sbagliato e con l’unica attenzione a vigilare affinché non si faccia un percorso a ritroso, cioè un cammino che conduca alla polarizzazione, lontano appunto dal guardare, sentire e amare.

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