giovedì 3 maggio 2007

Propongo un 'bel' dialogo ...

... sulla 'vita di oggi' di Eugenio Scalfari e Umberto Galimberti.
Il nostro mondo, da una parte sta inesorabilmente perdendo i tradizionali riferimenti, dall'altra si sta affidando - illuso - al mito del razional-perfetto impersonato dalla 'tecnica'. Ma se perdiamo, benché obsoleto, ciò che abbiamo e se investiamo sul nulla, dove finiremo?
[...] scrive Scalfari: “Si può, sia pure con qualche fatica, oggettivare l’io. Ma il “sé”, cioè l’essenza, la cosa in sé del mio essere, non è pensabile. La mia incostanza impulsiva, le mie crisi neuronali, i miei sentimenti nascenti nel fondo dell’inconscio, non sono pensabili se non nel momento in cui emergono ed entrano nella sfera della coscienza".
[...] risponde Galimberti: "Se la psicoanalisi facesse tesoro di queste considerazioni avrebbe una buona occasione per riattivare il proprio pensiero, abbandonare la propria pretesa di trasformare o cambiare la condizione di quanti a lei si rivolgono, e indirizzare la conoscenza di sé là dove Nietzsche la indica: “Diventa ciò che sei” "[...]

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